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cibernetica transumanismo

Dopo avere indotto nelle popolazioni d'Occidente, con domiciliazioni coatte illegali, stati depressivi e psichiatrici di vario genere (specie tra i giovani), ma soprattutto dopo aver provocato - col diabolico ricatto dei "sieri della libertà condizionale" (o ti buchi o stai carcerato) -, nuove e più durature depressioni del sistema immunitario naturale, provocando in alcuni la recrudescenza di vecchi tumori o in altri direttamente l'insorgenza dalla sera alla mattina di leucemie mielomonocitiche croniche (su tutti, il caso del cavalier Berlusconi e dell'avvocato Ghedini), creando in milioni di cittadini terrorizzati e ansiosi di sopravvivere uno stato ematologico d'allora gravemente alterato, con "globuli rossi che si impilano" e quantum dots (sostanze esogene nel sangue, sì, proprio il grafene), il punto della situazione ancora oggi - nonostante il decadere del green pass e il ritorno, tra moltissime virgolette, allo status quo antea - resta non solo oggetto di taboo, tanto che sui social è praticamente impossibile parlarne (così Faccialibro censura una notizia con l'importante contorcimento logico di "parzialmente falsa" - fig.1), ma continua, e pare anche debba continuare, la gestione emergenziale da "Stato di eccezione" ad esempio del diritto alla salute, come testimonia l'ennesimo caso di apartheid sanitaria (rifiutata a un cardiopatico l'operazione a cui aveva diritto per "non essere in regola" con le vaccinazioni anti covid-19), con un SSN (Servizio Sanitario

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fig. 1

Nazionale, per chi ancora lo ricorda) espropriato di fatto al cittadino che lo finanzia e "annesso" ormai stabilmente alle multinazionali del farmaco, ai "fondi d'investimento" esteri che lo eterodirigono attraverso le consuete triangolazioni politiche comunitarie. Col benestare di tutti i Presidenti e le magistrature del caso (Pontefice compreso).

È ormai evidente, cioè, dietro la rivoluzione della "Farsemia" (cit. Elio Paoloni) - più un piccolo esperimento di ingegneria sociale e soprattutto un work in progress ben lungi dall'essere completato - la precisa volontà di nuocere ai più (altro che curare), già all'opera da secoli, in Occidente, in tutte le rivoluzioni che instaurarono via via la Modernità, ossia es-piantarono dal mondo Dio e il suo uomo preteso "superstizioso" e "oscurantista" (poiché religioso), per rimpiazzarlo con la nuova "soggettività", illuminata, razionale e "scientifica", poiché libera da vecchie illusioni e favolette, e i suoi idoli corrispettivi di Ragione, Comunità, Stato, Razza, Sangue e suolo, Scienza ecc (i cosiddetti "-ismi" di razionalismo, comunismo, statalismo, razzismo, scientismo ecc). È stato vero il contrario. Ne è venuto un uomo sempre più debole, pavido, ignorante, "indifferenziato" e violento. La rivoluzione protestante infatti, nel 1517, stabiliva la possibilità dell'uomo di vivere di fronte a Dio senza il Magistero e la mediazione sacramentale della Chiesa; quella Francese, nel 1789, stabiliva la possibilità dell'uomo di vivere in fratellanza direttamente senza alcun Dio; quella socialista, nel 1917, stabiliva la possibilità dell'uomo di vivere in fratellanza senza alcun Dio e senza alcun bene di proprietà; quella sessantottina infine, nel 1968, stabiliva il poter esser libero dell'uomo unicamente senza il "Padre" (con atto di parricidio) e dunque senza famiglia, per arrivare nel 2020 alla rivoluzione tecnocratica o digitale, che stabilisce, via inoculazioni obbligatorie e lasciapassare digitali, l'impossibilità dell'uomo di disporre dell'unica cosa, rivoluzione dopo rivoluzione, che fin qui rimastagli, ossia il suo corpo, vero fondamento di ogni libertà.

Ci si potrebbe chiedere come sia stato - ed è - ancora possibile, collusioni istituzionali a parte, aggirare quanto stabilito nel 1996 dalla Carta di Nizza (art. 3) sulle vaccinazioni antipolio (118/1996) dove si dice che “nessuno può essere semplicemente chiamato a sacrificare la propria salute a quella degli altri, fossero pure tutti gli altri”, ossia, come ha spiegato il prof. Mangia ordinario di Diritto costituzionale all'Università Cattolica di Milano, che “lo Stato non può disporre dei corpi dei suoi cittadini”. Ed è appunto quanto si erano premurati di scongiurare in Costituente, quando «il 28 gennaio 1947 un membro dell’Assemblea di nome Aldo Moro si presenta in Commissione spiegando che i medici dell’Assemblea gli si erano rivolti chiedendo di introdurre delle limitazioni al potere del legislatore di disporre trattamenti sanitari coattivi. Si trattava, ci dice Moro, “del problema della sterilizzazione e di altri problemi accessori”». Il riferimento era all'eugenetica (non solo nazista, ma anche americana ed europea in genere) praticata nel "civilissimo" Occidente fino agli anni Sessanta del Novecento. Il parallelo tra vaccinazione anti covid-19 e sterilizzazione non è sproporzionato. «Cos’hanno in comune vaccini e sterilizzazione?», chiede l'intervistatore. Risponde il giurista: «L’irreversibilità degli effetti di determinati trattamenti sanitari che possono essere disposti con legge. Sa, a parole io mi posso sbattezzare. Ma non mi posso svaccinare, neanche ritirando il consenso». Dopo, infatti, sempre che io sia ancora vivo, il corpo non è più il mio corpo di prima, ma un corpo reso a vario titolo invalido o comunque debilitato da effetti avversi più o meno gravi, cardiopatie, tumori e quant'altro.


La risposta al come ciò sia stato possibile è semplice e consegue dalle dette rivoluzioni che hanno via via disarmato, svirilizzato ed estraniato l'uomo dalla sua vera essenza. Se l'uomo pre-moderno era stato "liberato", cioè privato di tutto l'essenziale invalso fino ad allora ("liberato" dall'intercessione della Chiesa, "liberato" dalla presenza di Dio, "liberato" dalla proprietà dei beni personali e dalla propria identità, "liberato" dalla famiglia e dalla tradizione che ci ha messo al mondo), a quest'uomo di mondo, è il caso di dire, non restava effettivamente, nella rotazione forzata dell'asse spirituale da verticale a orizzontale, che il corpo. Lo aveva capito  Ernst Jünger nella sua meditazione sul dolore: «il rapporto di questo mondo con il dolore è il rapporto con una potenza che va innanzitutto evitata, perché qui il dolore non colpisce il corpo come un semplice avamposto, ma colpisce il quartier generale, il nucleo essenziale della vita stessa»(1). Non un semplice avamposto, ma proprio il quartier generale. Il corpo. Si comprende dunque da sé, con tutta questa serie di rimozioni gabellate per liberazioni (questo sì un processo di esproprio e alienazione dal Sé autentico, insieme storico e sovrastorico, terreno e trascendente) come l'uomo, non rimastogli che il corpo, vi si aggrappi con una violenza e una paura senza precedenti, divenendo quello stesso uomo superstizioso (se non peggiore) in senso etimologico - cioè uno che vuole sopravvivere a ogni costo (2) -che intendeva superare. Non è un caso che il rapporto con il dolore, e quindi con la morte, dell'uomo moderno sia il grande rimosso che la società moderna preferisce lasciare nascosto e impensato (interrogarlo costringerebbe a imboccare a rovescio la via della modernità risalendo fino a Dio, l'«uomo dei dolori», venuto una volta per tutte a rovesciare la tragedia in consolazione).


L'ultima preda possibile al Leviatano tecnocratico e alla sua diabolica volontà, di rivoluzione in rivoluzione, sono rimasti i corpi. Ed è per la loro conservazione che i più, sbagliandosi e pagando (i più sfortunati con la stessa vita che desideravano sopra ogni cosa conservare), hanno accettato i "sieri della libertà condizionale" e accetteranno di qui a breve l'Identità Digitale (con la stessa superstiziosa e gregaria obbedienza da Lemmings con cui hanno acconsentito al Lasciapassare Verde) ossia un guinzaglio cibernetico che permetterà loro di essere liberi per quanto lo permette la catena.

Harvey Mansfield, dell'Università di Harvard, a dimostrazione dell'indebolimento operato dalle rivoluzioni moderne ha scritto che «le persone ossessionate dalla propria salute non sono virili perché preferiscono un'esistenza più lunga alla vita breve ma ricca di eventi di cui Achille offre un nobile esempio» e che nello Stato leviatanico di Hobbes, che è quello in cui ci troviamo, «tutti hanno il dovere di dimenticare la propria virilità e diventare socievoli, o sensibili, o relazionali, o non virili». Ed eccoci con ciò giunti alla società dell'indifferenziazione di genere. Tutto si tiene, si potrebbe dire, nell'assenza voluta e pianificata di Dio, estromesso dal suo stesso creato.

La guerra al Vir(us) – per un Nuovo Mondo non più ordinato in (sacre) famiglie, matrimoni, patrimoni e tradizioni da conservare e rinnovare, ma ridotto a “grumo di cellule” isolate, femminizzate, superstiziose e (soprattutto) nullatenenti in pugno quattro faccendieri del demonio – non è che una teologica prosecuzione della guerra contro Dio con altri mezzi, e procede ormai a tappe forzate, trionfante e apparentemente inarrestabile.



 

(1) Ernst Jünger, Sul dolore, in Foglie e pietre, Adelphi, Milano 1997, pp. 139-153.

(2) Il termine "superstizione" fu creato da Cicerone nel De Natura Deorum, dove definisce superstiziosi coloro che sacrificano o pregano ossessivamente affinché i figli gli sopravvivano. Il concetto di Superstitio è connesso al verbo super-stare, cioè sopravvivere, che è alla base del termine che designa il testimone, i superstes, da cui il termine "superstite". Il testimone, termine usato soprattutto in questioni di leggi e tribunali, è colui che, essendo sopravvissuto a un fatto, è in grado di narrarlo con autenticità. Il concetto di superstizione cambia significato a partire da Lattanzio, retore romano convertito al Cristianesimo nel 300, come comportamento o credenza indebiti che conservano frammenti di paganesimo in un contesto cristianizzato.



di Jef Costello, American Renaissance, 6 dicembre 2024

(Renaud Camus, 9 décembre 2021 © JOEL SAGET AFP)
(Renaud Camus, 9 décembre 2021 © JOEL SAGET AFP)

Renaud Camus è un romanziere e saggista francese che ha coniato il termine "Grande Sostituzione" nel 2011 e da allora è stato nei guai. Il 6 maggio 2023, per volere del partito Vlaams Belang, ha pronunciato un discorso dal titolo "Che cos'è la Grande Sostituzione?" davanti al parlamento fiammingo a Bruxelles. Una traduzione in inglese delle osservazioni di Camus, lette da qualcun altro, è disponibile come file audio da Legatum Publishing. Il discorso è molto interessante in quanto non solo Camus articola in modo molto preciso cosa sia la Grande Sostituzione, ma espone anche, in termini sorprendenti, la disonestà di tutti i tentativi di negare che stia avvenendo. Ancora più interessante è il tentativo di Camus di situare la nostra comprensione della Grande Sostituzione all'interno di un contesto intellettuale molto più ampio. Camus sostiene, infatti, che la Grande Sostituzione è un'espressione dei presupposti metafisici fondamentali della stessa civiltà industriale moderna. Le idee di base del discorso sono un riassunto degli argomenti che presenta nel suo libro del 2022 La Dépossession: ou Du remplacisme global [Dispossessione: o Sul sostituismo globale].

All'inizio, Camus afferma che "Siamo arrivati al punto in cui potremmo procedere in negativo e definire . . . l'espressione 'Grande Sostituzione', da tutto ciò che la Grande Sostituzione non è e da tutto ciò che i suoi avversari – che si oppongono al nome ma sostengono la cosa – dicono che sia". Per cominciare, sostiene Camus, la Grande Sostituzione non è una "teoria".

L'establishment ama riferirsi alla Grande Sostituzione come a una "teoria del complotto". In effetti, la voce di Wikipedia di Camus lo definisce un "romanziere francese e teorico della cospirazione". Ma la Grande Sostituzione non è affatto una teoria; è una realtà. La sistematica sostituzione dei popoli indigeni europei con stranieri più fertili e aggressivi sta avvenendo. Inoltre, sta accadendo come risultato diretto della politica del governo e con la conoscenza e la benedizione dei responsabili politici.

Ogni giorno, gli europei si trovano di fronte alla prova che la Grande Sostituzione è abbastanza reale. Il signor Camus scrive:


In milioni di edifici, migliaia di quartieri, strade, scuole, aule e fotografie di classe, squadre di atletica, centinaia di paesi, regioni, province e in numerosi stati, nazioni, governi, c'era un popolo e ora ce n'è un altro, o molti altri; C'era una civiltà, i volti, i vestiti, le abitudini, gli stili di vita, i modi di essere e di capirsi, e ora ce ne sono altri, non necessariamente superiori, ma che anzi li hanno sostituiti.

Chiedere la prova che la Grande Sostituzione sta avvenendo è come chiedere la prova di un terremoto, di uno tsunami o di un'epidemia, dice Camus. Immaginate l'assurdità dei funzionari della FEMA che si presentano ad Asheville, nella Carolina del Nord, e chiedono ai residenti di dimostrare che la città è stata colpita dall'uragano Helene. Camus traccia un parallelo ancora più azzeccato: "Esigere da un europeo occidentale, nel 2023, la prova del cambiamento di persone e civiltà in cui è quotidianamente immerso, non ha più senso o decenza che chiedere a un francese, a un belga o a un olandese, nel 1943, la prova dell'occupazione tedesca".

Camus suggerisce, inoltre, che parlare della "teoria" della Grande Sostituzione è come parlare della "teoria" delle camere a gas. Egli spinge su questo parallelo, suggerendo che esiste un'equivalenza morale tra il "negazionismo" dell'Olocausto e la negazione della Grande Sostituzione. Dopo tutto, suggerisce Camus, la Grande Sostituzione è anche un genocidio: un genocidio "per sostituzione". Una differenza significativa tra le due forme di negazionismo, tuttavia, è che il negazionismo dell'Olocausto è stato quasi interamente opera di individui visti dalla maggior parte come eccentrici marginali. Al contrario, la negazione del "genocidio per sostituzione" è spinta da "papi, re, presidenti della Repubblica, presidenti di consigli, primi ministri, ministri, leader di partito, membri del parlamento, banchieri, direttori di società, magistrati, professori, insegnanti e giornalisti, giornalisti, giornalisti".

Camus si riferisce a tutte queste persone collettivamente come al "Blocco Negazionista-Genocida". In precedenza, l'ho citato dicendo che questi individui "si oppongono al nome ma sostengono la cosa". In altre parole, mentre sostengono la Grande Sostituzione, hanno reso tabù nominare il fenomeno o parlarne. Il Blocco Negazionista-Genocida "chiama qualsiasi resistenza al suo crimine odio proprio come chiama qualsiasi messa in discussione della natura di questo crimine una teoria del complotto".

La Grande Sostituzione, in altre parole, è il genocidio che non osa pronunciare il suo nome. La logica perversa del blocco negazionista-genocida, tuttavia, ci permette di parlare apertamente della Grande Sostituzione, ma solo se esprimiamo la nostra approvazione. In un atto di contorsionismo ideologico che sconvolgerebbe Orwell, i sostenitori della Grande Sostituzione ammetteranno prontamente che è reale se la si accoglie con favore – e altrettanto facilmente negheranno che è reale se si esprime disapprovazione.


Il signor Camus scrive:


Va benissimo riconoscerlo come una realtà se lo si celebra. Se invece non ti piace la Grande Sostituzione, allora non esiste, sei tu che la inventi e sei un fascista, un razzista e un propagatore di teorie del complotto. Se vi piace, esiste, ed è un'opportunità per la Francia, un'opportunità per le Fiandre, una benedizione per il Belgio, un'ancora di salvezza per l'Europa; e tu sei un benefattore dell'umanità.

Come è arrivata l'Europa al programma genocida della Grande Sostituzione? Perché l'intero establishment sta spingendo questo "genocidio per sostituzione" e contemporaneamente lo sta negando? Camus offre due risposte, una culturale-storica, l'altra metafisica. La risposta storico-culturale ha a che fare con l'eredità della Seconda Guerra Mondiale. Camus si riferisce a quella che chiama "la seconda carriera di Adolf Hitler", o l'influenza negativa in corso di Hitler nel mondo del dopoguerra. I sostenitori della Grande Sostituzione sostengono che è moralmente necessaria per espiare i mali del razzismo e del genocidio nazista. Inoltre, credono che non sia solo la Germania ad essere implicata in questi mali, ma tutta la civiltà occidentale. L'Occidente ha una lunga e oscura storia di razzismo e colonialismo. Quindi, tutti gli occidentali meritano di ottenere la diversità, e di ottenerla bene e duramente. In effetti, la loro posizione è fondamentalmente che i bianchi meritano l'estinzione. Il risultato di questo zelo per ripulirci dall'hitlerismo sembra benissimo essere la distruzione della stessa civiltà occidentale. È un processo che ci presenta, inoltre, molteplici strati di ironia. Ad esempio, Camus sottolinea che la migrazione di massa dei musulmani in Europa significa un afflusso massiccio di antisemitismo. Ha "creato un mondo in cui l'Olocausto spesso, in diverse aule, non può più essere insegnato" e in cui gli ebrei sono costretti a "evacuare interi quartieri, città e regioni da cui non sono stati cacciati nemmeno negli anni bui" (presumibilmente, gli anni bui della Seconda Guerra Mondiale). In un'ulteriore ironia, l'"antirazzismo" è diventato l'opposto di ciò che era originariamente inteso essere. Mentre era stato il protettore delle razze e delle differenze razziali, ora è diventato il "distruttore di tutte le razze". Presumibilmente, Camus si riferisce qui al fatto ben noto che il multiculturalismo ha l'inevitabile risultato che le razze si mescolano sia fisicamente che culturalmente e alla fine perdono la loro distintività. Un'altra ironia è che gli "antirazzisti" stanno ora chiedendo la scomparsa delle razze "sulla base del fatto che non esistono". Un'ideologia che originariamente si era prefissata di combattere la discriminazione su base razziale ora dichiara che non c'è nulla contro cui discriminare, poiché la differenza razziale è un "mito". Allo stesso tempo, ci viene ingiunto di "celebrare" queste differenze inesistenti. L'obiettivo dell'"antirazzismo" e della Grande Sostituzione sembra infatti essere la cancellazione di tutte le differenze e la creazione di un'umanità unica e indifferenziata. Questa osservazione ci porta alla spiegazione metafisica di Camus della Grande Sostituzione, che è l'aspetto del suo discorso che i lettori troveranno probabilmente più originale e sorprendente.

All'inizio del testo, Camus afferma che "La Grande Sostituzione, per quanto colossale, dal momento che colpisce dozzine di nazioni e ha luogo in almeno tre continenti, è solo una piccola parte di ciò che rappresenta il sostituto globale". Quello che lui chiama "sostitutismo globale" è in gran parte l'argomento del suo libro La Dépossession. Camus sostiene che la Grande Sostituzione è possibile perché scaturisce dai presupposti più profondi della moderna civiltà tecnologica sulla natura della realtà – la sua metafisica, in altre parole. Camus cita il filosofo ebreo-polacco Zygmunt Bauman (1925-2017) come la principale influenza sulla sua analisi.

Il suo vero debito, tuttavia, è al filosofo tedesco Martin Heidegger (1889-1976) che ha avuto una grande influenza su Bauman. Le posizioni che Camus assume qui sulla natura della modernità sono completamente heideggeriane. Heidegger era convinto che i diversi stadi della civiltà in Occidente fossero segnati da diverse comprensioni dell'essere; cioè, concezioni diverse di ciò che è o di ciò che esiste. Ogni periodo storico ha la sua metafisica. Così, Heidegger poteva parlare di una "storia della metafisica" (Geschichte der Metaphysik) o di una "storia dell'essere" (Seinsgeschichte). Ad esempio, Heidegger ha notato che essere nel Medioevo cristiano significava essenzialmente essere un artefatto di un creatore onnipotente. Per Heidegger, il modo in cui le culture si animano di particolari posizioni metafisiche, e il modo in cui queste posizioni cambiano, è fondamentalmente misterioso. Non crede che siano i filosofi a crearli. Invece, come Hegel, Heidegger crede che i filosofi diano espressione allo Zeitgeist fondamentale – lo "spirito dei tempi" – che è già nell'aria prima ancora che mettano la penna sulla carta. Se chiediamo a Heidegger della metafisica della moderna civiltà tecnologica, risponderà che noi moderni viviamo le nostre vite come se credessimo che tutto ciò che esiste non sia altro che materia prima per la manipolazione e lo sfruttamento. Fondamentalmente, in altre parole, crediamo che tutto sia semplicemente "roba" in attesa che noi le conferiamo identità, per trasformarla al servizio della soddisfazione dei desideri e delle aspirazioni umane.

Nella modernità, inoltre, crediamo che non ci siano limiti alla nostra capacità di trasformare il mondo, così come noi stessi. Tutto è visto come infinitamente malleabile. Queste convinzioni sono raramente prese in considerazione e quasi mai dichiarate apertamente. Per Heidegger, lo spirito della moderna civiltà tecnologica è così totalizzante che arriviamo persino a vederci l'un l'altro come materia prima da trasformare secondo i nostri schemi. Potremmo citare il comunismo come un esempio ovvio di una filosofia che ha cercato fondamentalmente di "ri-fare" l'umanità. Heidegger, tuttavia, vede lo stesso spirito all'opera nel capitalismo.

Sotto il capitalismo, tutto diventa una "merce" sostituibile e riciclabile – e questo include gli esseri umani stessi. Gli uomini diventano semplici "consumatori" manipolati dai produttori per desiderare qualsiasi cosa venga loro offerta, e in quanto consumatori, sono completamente sostituibili. Ovunque nel mondo moderno, per Heidegger, c'è una volontà verso l'uniformità, la sostituibilità, la riciclabilità.

Facendo eco a Heidegger, Camus afferma a un certo punto del suo discorso: "La teoria del sostitutismo globale si basa sull'osservazione che la sostituzione, l'atto di sostituire, è la caratteristica centrale delle società moderne e contemporanee". L'imperativo moderno è il "sostitutismo", per usare il neologismo di Camus: tutto deve essere sostituibile. Ciò che sostituisce ha, in generale, il vantaggio di essere "più semplice, più abbondante, più facile da produrre e, naturalmente, più economico".

Camus ci offre molti esempi di questo, alcuni dei quali abbastanza familiari: la pietra è sostituita dal cemento. Il lino e la seta sono sostituiti da tessuti sintetici. La campagna è sostituita da periferie e città. I suoi esempi che riguardano la sostituzione degli esseri umani sono molto più inquietanti. "I popoli indigeni [sono sostituiti] dalla diversità, i residenti dagli inquilini dei BnB, gli uomini dalle donne, gli uomini e le donne dai robot, i robot da uomini e donne robotizzati, l'umanità da una post-umanità squilibrata, l'intelligenza dall'intelligenza artificiale". Camus riecheggia continuamente le affermazioni di Heidegger sulla spinta della modernità verso l'uniformità e la cancellazione di tutte le distinzioni. Egli osserva che una delle manifestazioni più recenti, ed estreme, di ciò è il tentativo del progressismo di convincerci che uomini e donne non esistono realmente, che tutte le differenze apparenti sono semplicemente "socialmente costruite". Se uomini e donne possono essere tutto ciò che diciamo che sono – se gli uomini possono avere vagine e le donne peni – allora uomini e donne diventano intercambiabili.

La civiltà moderna sta progressivamente spogliando gli individui e i gruppi di tutto ciò che li rende unici e distintivi, specialmente nel caso di distinzioni che sono state tradizionalmente viste come inerenti, "naturali" o eterne. Tutto questo è stato venduto e ampiamente accettato come "liberazione".

Come dice Camus, "Il trans è il re del mondo". In altre parole, l'uomo nuovo dell'Occidente moderno è transessuale, transrazziale, transnazionale, transculturale, transfamiliare e molto altro. Egli/lei è stato liberato da tutte le forme tradizionali di identità. Alla fine, come ha predetto Aleksandr Dugin, le élite ci venderanno l'idea che la nuova frontiera è la liberazione dalla stessa natura umana ("transumanesimo"). In effetti, sembra inevitabile che da un giorno all'altro i nostri intellettuali dichiarino che la fede in una natura umana fissa ed eterna è una tirannia intollerabile. (In realtà, lo facevano già molto tempo fa.)

"Per essere pienamente intercambiabile", scrive Camus, "l'essere umano sostituibile deve essere espropriato uno da uno di tutti i suoi attributi, tutto ciò che concorreva a renderlo unico: nome, classe, razza, sesso, cultura, origine, ecc. Le industrie dell'umanità stanno lavorando incessantemente per produrre in serie questo prodotto supremo, quello che io chiamo UHM, Materia Umana Indifferenziata. Essere liberati da tutte le forme tradizionali di identità significa, in effetti, essere liberati dall'essere qualsiasi cosa.

Secondo Camus, è questa spinta alla sostituibilità e all'uniformità – questa moderna metafisica del reale come sostituibile – che ha dato origine alla Grande Sostituzione stessa. Vale la pena citare per esteso le sue parole:


La fase successiva è quella che stiamo vivendo, che rende possibile la Grande Sostituzione: l'uomo sostituibile, la sua totale intercambiabilità, la sua liquefazione così ben analizzata da Bauman, la sua espropriazione. Ridotto allo stato di UHM dalla successiva eliminazione di tutti i suoi attributi, l'essere umano di . . . Il sostitutismo globale si trasforma egli stesso, da produttore e consumatore che già è, in un prodotto. Il prodotto di maggior valore è il consumatore. I vecchi popoli del vecchio continente hanno la saggezza di non produrre abbastanza per soddisfare la Macchinazione [termine di Heidegger – in tedesco, Machenschaft – per lo spirito di sfruttamento della modernità]. Quindi li sostituisce con razze più (ri)produttive. Come possono questi ultimi consumare, dite, quando non hanno denaro? Non preoccuparti, avranno il tuo. Proprio come l'edilizia sociale non è altro che un nome in codice per l'edilizia razziale, i cosiddetti trasferimenti sociali non sono altro che trasferimenti razziali. E i nuovi arrivati avranno sempre bisogno di alloggi, di strade che vi portino, di trasporti, di scuole, anche se non sempre sembrano beneficiarne molto, di ospedali e asili nido per i nostri sostituti.

La logica del sostituzionismo è inesorabile. Se tutto è sostituibile, allora perché non dovrebbero esserlo interi popoli? Che importanza ha chi vive in Francia, purché consumi in modo affidabile?

Le differenze tra le popolazioni rappresentano seri problemi per i capitalisti multinazionali, che devono adattare le loro linee di prodotti e la loro pubblicità in base alle differenze culturali nei gusti, nei costumi e nelle convinzioni religiose. Sarebbe molto più facile se tali differenze culturali cessassero di esistere.

Per raggiungere questo obiettivo, si sta perseguendo una duplice strategia: la promozione simultanea della "cultura del consumo" e della "diversità". Abbiamo tutti notato che il nostro popolo manca sempre più di qualsiasi legame con la storia (di cui non sa quasi nulla), con il luogo, e sia con la cultura popolare che con la "cultura alta". Invece, domina una cultura del consumo in cui individui in diverse aree geografiche – un tempo caratterizzate da forti differenze culturali – desiderano, consumano e discutono le stesse merci prodotte in serie. L'establishment promuove questa cultura del consumo come promettente una sorta di pax aeterna. Che cosa ci sarà da combattere quando l'aspirazione più alta dell'umanità sarà la libertà di acquistare più beni di consumo? Un ulteriore passo è la promozione della "diversità". Come notato in precedenza, perseguire una politica di multiculturalismo è un modo estremamente efficace per offuscare le differenze razziali e culturali. Il risultato finale di questa duplice strategia sarebbe una sorta di "umano generico" indifferenziato, senza un'identità etnica o culturale distintiva. Così, si scopre che la "diversità", come imperativo ideologico, in realtà significa il suo esatto opposto: l'uniformità. La "diversità" è un mezzo per promuovere l'uniformità. Naturalmente, le élite contano sull'idea che le differenze razziali e culturali possano essere pacificamente eliminate, grazie alla presunta attrattiva universale e irresistibile della cultura consumistica occidentale.

Questo potrebbe essere un errore fatale. Le élite europee non sembrano aver considerato il fatto ovvio che la cultura degli invasori ha una presa più forte sui cuori e sulle menti degli uomini di quanto la nostra decadente cultura consumistica avrebbe mai potuto avere. Nessuno è disposto a diventare un attentatore suicida per la causa della difesa di un consumismo sradicato.

Quelli della destra politica di solito vedono la Grande Sostituzione sia come un problema politico che come un problema tecnico. La soluzione di solito si ritiene che coinvolga due fasi: l'acquisizione del potere politico da parte degli oppositori della Sostituzione, seguita dall'applicazione del know-how tecnocratico per rimuovere i sostituti (ad esempio, i rimpatri).

L'enorme valore dell'approccio di Camus è che è andato oltre il politico e il tecnico e ha collocato la Grande Sostituzione all'interno di un contesto storico e filosofico molto più ampio. Camus ha sostenuto che è solo un'altra manifestazione dell'incessante spinta della moderna civiltà tecnologica verso l'uniformità e la sostituibilità; quello che lui chiama, ancora una volta, "sostituzionismo". Questo stesso deriva, come Heidegger riconobbe, dalla convinzione metafisica della modernità che gli esseri – tutti gli esseri – non sono altro che materiale plastico per lo sfruttamento. Non c'è bisogno di fare una scelta, tra l'altro, tra la spiegazione storico-culturale di Camus per la Grande Sostituzione, e la sua spiegazione metafisica. Si completano a vicenda. Sì, la Grande Sostituzione è in larga misura una reazione contro Hitler. Ma perché la reazione ha assunto questa forma particolare? Perché ha preso la forma di un movimento che sembra cercare la cancellazione di tutte le distinzioni tra i popoli? Perché, direbbe senza dubbio Camus, tutto nella modernità tende all'uniformità e alla cancellazione delle distinzioni. Questo è lo spirito dei tempi. Heidegger divenne disincantato dal nazionalsocialismo quando si rese conto che, a suo modo, il movimento di Hitler mostrava la stessa tendenza moderna.

L'effetto netto del trattamento filosofico di Camus della Grande Sostituzione è quello di insegnarci che si tratta di un problema più grande di quanto pensassimo inizialmente, così come di un problema fondamentalmente diverso. A dire il vero, a un certo livello l'approccio di Camus alla questione è puramente pragmatico: discute soluzioni politiche e tecnocratiche alla Grande Sostituzione (a differenza di Heidegger, in altre parole, egli non sta semplicemente "in attesa dell'essere" che ci consegni una nuova metafisica).

Ciononostante Camus invita a considerare che invertire la rotta sulla Grande Sostituzione e fare in modo che nulla di simile accada mai più, ci costringerà a riesaminare i presupposti più profondi della nostra cultura. Dovremo abbandonare l'idea che gli esseri, compresi gli esseri umani e le loro disposizioni sociali, siano infinitamente malleabili; che possono essere qualsiasi cosa scegliamo di farne.

Ciò di cui si ha bisogno, a quanto pare, è un ritorno alle antiche convinzioni che gli esseri possiedono "nature" intrinseche e inalterabili, che ci sono limiti intrinseci alla capacità umana di trasformarli, e che tentiamo di trasgredire quei limiti a nostro rischio e pericolo.

E' possibile un tale ritorno, o dobbiamo continuare la nostra lunga marcia verso la dissoluzione, osservando impotenti mentre la follia moderna si svolge? Questa è la grande domanda del nostro tempo.


 




Tra i lockdown globali del COVID del 2020 e le dislocazioni economiche che ha causato, Klaus Schwab, un fondatore precedentemente di basso profilo di un forum economico con sede in Svizzera, è emerso sulla scena mondiale chiedendo quello che ha definito un grande reset dell’intera economia mondiale, usando la pandemia come motore. Ha persino pubblicato un libro nel luglio 2020 che delinea il suo progetto. È stata giustamente definita una società tecnocratica con una pianificazione centralizzata dall’alto verso il basso. Schwab usa i timori del riscaldamento globale e la difficile situazione dei poveri del mondo per giustificare quello che è in effetti un piano per il totalitarismo globale in cui, come dice il sito web di Davos, nessuno possiederà nulla. Quello che non è noto è il fatto che l’ispirazione per i piani distopici di Schwab venga da un vescovo cattolico che ha incontrato in Brasile negli anni ’70.


Lontano da un tradizionale prete cattolico, questo vescovo era conosciuto come il «Vescovo Rosso» e sosteneva il modello Cuba di Castro, così come la Rivoluzione Culturale di Mao in cui milioni di cinesi furono uccisi o distrutti durante un’epurazione dei nemici di Mao. Il suo nome era l’arcivescovo del Brasile Dom Helder Camara, la prima figura di spicco nella diffusione del movimento della Chiesa noto come «Teologia della liberazione» negli anni ’60 e ’70.

Da nazista a comunista?

Helder Camara ha compiuto una transizione dai due estremi dello spettro politico. Nel 1934 Camara era una figura di spicco in un movimento fascista clericale brasiliano pro-Mussolini, l’Azione Integralista Brasiliana o Acao Integralista Brasileira (AIB).

Non è stato un coinvolgimento casuale. Da giovane sacerdote cattolico padre Camara entrò a far parte del Consiglio Supremo dell’AIB. Nel 1936 Camara era diventato segretario personale del fondatore dell’AIB, Plinio Salgado, e segretario nazionale dell’AIB.

Simile alle camicie nere fasciste di Mussolini o alle camicie brune di Hitler negli anni ’20, l’AIB del Brasile erano le camicie verdi, che schieravano gruppi paramilitari che attaccavano attivamente e violentemente i comunisti per le strade durante gli anni ’30 in Brasile. Quando Camara fu ordinato sacerdote nei primi anni ’30, si dice che indossasse la camicia verde sotto la tonaca. Più tardi, quando un autore brasiliano scrisse una biografia di Camara, ormai un vescovo, Helder Camara e la Chiesa intervennero per vietare di menzionare l’ormai famoso esponente di sinistra come un precedente attivista filofascista, una delle tante parti curiose della storia di Camara.

Alla fine della guerra, nel 1946, Helder Camara era riuscito in qualche modo a passare dal fascismo filomussoliniano e pro hitleriano dell’AIB a un «progressismo» filomarxista come assistente generale dell’Azione cattolica brasiliana, il cui gruppo giovanile, JUC, abbracciò apertamente la Rivoluzione Castro Cubana nel 1959.

Nel 1963 una fazione della JUC con cui Camara era favorevole, l’Ação Popular (AP), si definiva socialista e dichiarava il proprio sostegno alla «socializzazione dei mezzi di produzione».

Il gruppo cattolico AP adottava statuti che contenevano lodi per la rivoluzione sovietica e il riconoscimento dell’«importanza cruciale del marxismo nella teoria e nella prassi rivoluzionarie».

Dom Helder è diventato arcivescovo di Olinda e Recife nel nord-est del Brasile dal 1964 al 1985.

Un fondatore della Teologia della Liberazione

Helder Camara è stato una figura strumentale in un movimento che presto si è diffuso in tutto il mondo non solo nella Chiesa cattolica ma anche tra le altre chiese. In seguito fu chiamata Teologia della Liberazione dal sacerdote peruviano Gustavo Gutierrez.

La «liberazione» si riferiva a ciò che i sacerdoti sostenevano fosse il messaggio del cristianesimo secondo cui «Dio ama preferenzialmente i poveri».

Il movimento ha affermato che il ruolo della Chiesa dovrebbe essere impegnato nel processo di liberazione nella terra oppressa e sfruttata del Terzo mondo. Il movimento ha segnato un cambiamento radicale nella posizione della Chiesa cattolica. I preti iniziarono a legittimare la violenza contro dittatori come Somoza in Nicaragua, anche se alcuni di loro presero le armi e si unirono ai sandinisti e ad altri gruppi marxisti negli anni ’70.

Gustavo Gutierrez ha esplicitamente chiamato «ad abolire l’attuale situazione ingiusta e a costruire una società diversa, più libera e più umana».

Per usare un eufemismo, questa è stata una partenza radicale in cui la Chiesa doveva concentrarsi sulla liberazione dei più poveri della società nel mondo in via di sviluppo con la forza, se necessario, e ridistribuire la ricchezza.

I movimenti di guerriglia sostenuti dai comunisti nei paesi prevalentemente cattolici si sono affrettati a vedere l’utilità dei preti che danno alle loro guerre una legittimità sociale al di là della dottrina marxista. Gutierrez diceva: «La teologia della liberazione è radicata in una militanza rivoluzionaria». Un collega brasiliano sostenitore dell’attivismo sociale per la Chiesa di Helder Camara, padre Leonardo Boff, ha dichiarato: «Quello che proponiamo è il marxismo, il materialismo storico, in teologia».

Boff e altri da allora sono passati dal sostenere una riforma agraria radicale, prendere la terra dai grandi proprietari e darla ai contadini poveri, al sostenere programmi di riscaldamento globale radicale come parte del loro programma di liberazione. Da allora il movimento si è diffuso dall’America Latina all’Africa e all’Asia, dallo Zimbabwe allo Sri Lanka.

In sostanza, la Teologia della Liberazione di Helder Camara ha creato il clima sociale e ha favorito la diffusione attraverso la società dell’ideologia della «vittima» [più esattamente del “vittimismo“, ndc] dei diffusi movimenti odierni da ANTIFA a BLM e l’intero movimento dell’Agenda Verde.

Il vescovo rosso incontra Schwab

In recenti dichiarazioni pubbliche Klaus Schwab, fondatore mezzo secolo fa del World Economic Forum di Davos, ha citato due uomini che, secondo lui, gli hanno cambiato la vita. Uno era Henry Kissinger che era il suo mentore quando Schwab era ad Harvard alla fine degli anni ’60. L’altro, sorprendentemente, era il Vescovo Rosso, Dom Helder Camara. Fu Kissinger che, come Segretario di Stato di Nixon, complottò per assassinare i governi di sinistra in Cile, Argentina e altrove, sostituendoli con brutali dittature militari come Pinochet, mentre Helder Camara lavorava dall’altra parte, mobilitando i poveri contro lo Stato.

Nel 2010 il World Economic Forum di Schwab ha pubblicato un libro di autocelebrazione intitolato «The World Economic Forum: A Partner in Shaping History-The First 40 Years 1971-2010». Lì Schwab descrive il ruolo centrale svolto da Kissinger fin dall’inizio nella selezione dei relatori e degli ospiti per gli incontri d’affari d’élite di Schwab.

Per l’anno 1974 Schwab scrisse: «Al Simposio di gestione europea del 1974 (oggi WEF), Dom Hélder Câmara, l’arcivescovo cattolico di Olinda e Recife, in Brasile, ha fatto un’apparizione notevole, rafforzando il ruolo del Forum come piattaforma per voci provocatorie ma vitali. Câmara era stato invitato a Davos nonostante fosse considerato persona non grata da molti governi e imprenditori. Si era soprannominato «il portavoce di quei due terzi dell’umanità che soffrono per l’ingiusta distribuzione delle risorse della natura».

Il racconto di Schwab continuava: «Dom Hélder prevedeva che un giorno i Paesi in via di sviluppo avrebbero potuto sfidare e scontrarsi con le principali potenze economiche. Ha criticato le multinazionali per aver mantenuto così tanta umanità in condizioni spaventose. Ha chiesto una maggiore responsabilità sociale, prosperità per tutte le persone».

Schwab in un video ha dichiarato: «un esempio che per me è stato probabilmente un momento cruciale della mia vita. Ho viaggiato per la prima volta in Brasile, ho incontrato un sacerdote che a quel tempo era conosciuto come il sacerdote dei poveri, si chiamava Dom Hélder Câmara».

WEF e Papa Francesco

In una visita del 2013 in Brasile all’inizio del suo pontificato, Francesco ha nominato Dom Helder Camara come qualcuno che ha segnato indelebilmente il «cammino della Chiesa in Brasile».

Nello stesso anno, nella sua Evangelii gaudium, Francesco dichiarò nel linguaggio della Teologia della Liberazione di Helder Camara e altri: «Senza l’opzione preferenziale per i poveri, l’annuncio del Vangelo… rischia di essere frainteso o sommerso». Il termine «opzione preferenziale per i poveri» è fondamentale. Sembra nobile, ma cosa significa in realtà?

In particolare, nel 2014 Klaus Schwab ha esteso un invito personale a Papa Francesco a parlare all’incontro di Davos. Da allora Francesco ha scritto numerose lettere di questo tipo a Schwab ed è elencato dal World Economic Forum come Agenda Contributor.

Nell’ottobre 2020, il sito web ufficiale del WEF di Davos ha scritto: «In una sorprendente enciclica di 43.000 parole pubblicata domenica scorsa, il papa ha messo il suo marchio sugli sforzi per plasmare quello che è stato definito un Grande Reset dell’economia globale in risposta a la devastazione del COVID-19».

Nel 2015 Francesco, che si atteggia a guardiano speciale dei poveri, aveva dato la sua approvazione all’avvio del processo ufficiale, da parte della Congregazione per le Cause dei Santi, per iniziare un processo di «beatificazione» di Helder Camara.

Da allora l’attuale Papa ha preso posizioni politiche senza precedenti per le misure dell’agenda verde sul riscaldamento globale, i vaccini contro il COVID, il sostegno all’uguaglianza di genere, la migrazione, la ridistribuzione della ricchezza dai ricchi ai poveri e altre azioni sociali che hanno dominato il suo controverso papato.

Ottimo reset

La domanda rilevante da porsi è perché il fondatore del forum sulla globalizzazione aziendale più influente del mondo, Klaus Schwab, avrebbe abbracciato il fondatore della Teologia della Liberazione e l’attuale papa liberale Francesco, il primo papa gesuita che oggi fa rivivere astutamente quelle idee?

Sicuramente non è che Klaus Schwab stia abbracciando il marxismo. Schwab è il «padrino della globalizzazione». La fusione delle ideologie di Francesco e Schwab è un modo intelligente per creare un sostegno di massa, soprattutto tra i più giovani e i più poveri di tutto il mondo, per l’attacco in massa alla proprietà privata e a una borghesia stabile necessaria per il Grande Reset corporativo globale, un fascismo tecnocratico globale dall’alto.

Nel novembre 2020, Papa Francesco ha dichiarato che è necessaria una nuova «giustizia sociale», e che la proprietà privata non è cosa scontata nel cristianesimo: «Costruiamo la nuova giustizia sociale e ammettiamo che la tradizione cristiana non ha mai riconosciuto il diritto alla proprietà privata come assoluto e inamovibile», ha detto Francesco. Non ha spiegato la cosa. Nell’ottobre 2020 il papa ha emesso una lettera enciclica, Fratelli Tutti, in cui perseguiva la proprietà privata.

Scrive: «Le capacità imprenditoriali, che sono un dono di Dio, dovrebbero sempre essere chiaramente orientate allo sviluppo degli altri e all’eliminazione della povertà».

Dichiara: «Il diritto alla proprietà privata è sempre accompagnato dal principio primario e prioritario della subordinazione di ogni proprietà privata alla destinazione universale dei beni della terra, e quindi il diritto di tutti al loro uso».

Ciò è notevolmente simile a quanto scrive Schwab del WEF nel suo libro del 2020 The Great Reset, in cui afferma: «Prima di tutto, l’era post-pandemia introdurrà un periodo di massiccia ridistribuzione della ricchezza, dai ricchi [la classe media, ndc] ai poveri, e dal capitale [i beni della classe media, ndc] al lavoro». Schwab sostiene che l’era del neoliberismo del libero mercato è finita e che è necessario un grande intervento del governo per attuare politiche ambientali «sostenibili».

Sul sito web del WEF l’organizzazione di Schwab ha descritto la sua visione del Reset in un mondo in cui nessuno possiede nulla. Un video dichiara la loro visione del mondo nel 2030, «Non possiederai nulla e sarai felice», aggiungendo che «Qualunque cosa ti serva, la affitterai». Includerebbe anche il noleggio dei tuoi vestiti!

Schwab afferma che questa ridistribuzione radicale dei diritti di proprietà a livello globale sarà necessaria per raggiungere la «giustizia ecologica». Questo riecheggia l’appello di Francesco per un’«agenda finanziaria verde» per sostituire l’attuale sistema finanziario.


L’abbraccio di Davos all’agenda vaticana è molto più sinistro di quanto possa sembrare. Il loro Grande Reset riguarda la fine della libertà umana o della libertà a favore di una nuova agenda globalista di controllo totale, sorveglianza ad alta tecnologia, farmaci obbligatori e massiccia ridistribuzione del reddito dalla classe media della società verso il basso.

Schwab non è altro che un maestro del marketing, e il suo distopico Great Reset e la sua «giustizia ecologica» sono proprio questo.

F. William Engdahl è consulente e docente di rischio strategico, ha conseguito una laurea in politica presso la Princeton University ed è un autore di best seller sulle tematiche del petrolio e della geopolitica. È autore, fra gli altri titoli, di Seeds of Destruction: The Hidden Agenda of Genetic Manipulation («Semi della distruzione, l’agenda nascosta della manipolazione genetica»), consultabile anche sul sito globalresearch.ca.



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