laportastretta (lc13,24)
Maria all'inizio del tempo
di Padre Gabriele M. Roschini

Il tempo ebbe inizio con la creazione dell'universo, avvenuta appunto all'inizio del tempo: «in principio». Maria Ss. fu presente a Dio creatore, non solo nella creazione di tutte le cose, ma anche nella prova sia degli Angeli sia degli uomini.
Presente nella creazione di tutte le cose
Nel creare tutte le cose dell'universo, Dio pensò a Maria, ossia la tenne presente in tre
modi: a) come a modello di esse (come a
causa esemplare) b) come a scopo di esse
(causa finaledella creazione) e c) come a prima fra di esse, quale Capolavoro di tutta la creazione, in modo da renderla la più alta testimonianza creata della increata potenza, sapienza e bontà divina.
a) Dio, nel creare tutte le cose, guardò a Maria come a modello.
Gesù dice: «[...] Ecco allora Dio crearsi la Sposa e dirle: "[...] Io ti guardo e dò l'azzurro del tuo sguardo al mare e al firmamento, il colore dei tuoi capelli al grano santo, il candore al giglio e il roseo alla rosa come è la tua epidermide di seta, copio le perle dai tuoi denti minuti, faccio le dolci fragole guardando la tua bocca, agli usignoli metto in gola le tue note e alle tortore il tuo pianto. E leggendo i tuoi futuri pensieri, udendo i palpiti del tuo cuore, Io ho il motivo di guida nel creare. [...] Vieni e vedi creare le pecore e gli agnelli, le aquile e le colombe. Siimi presso mentre faccio le coppe dei mari e dei fiumi e alzo le montagne e le dipingo di neve e di selve, mentre semino le biade e gli alberi e le viti [...]. Scorri, vola, giubila, o mia Bella, e il mondo universo, che si crea d'ora in ora 18, impari ad amarmi da te, Amorosa, e si faccia più bello per il tuo riso, Madre del mio Figlio, Regina del mio Paradiso, Amore del tuo Dio"». (L'Evangelo, 5.12)
18 Pio IX, nell'Enciclica Ineffabilis Deus, asserisce che Dio «ha amato la Vergine Ss. al di sopra di tutti gli altri». Siccome l'amore di Dio (a differenza di quello dell'uomo verso un altro uomo) è un amore causativo, ossia — come si è espresso l'Angelico — un amore che «non suppone, ma pone la bontà» nelle persone o cose da Lui amate, ne segue che Egli «ricolmò la Vergine Ss. Dell’abbondanza di tutti i carismi presi dal tesoro della divinità, di gran lunga al di sopra di tutti gli spiriti angelici, e di tutti i Santi» (cfr. Tondini A, Le Encicliche Mariane, Roma 1950, p. 30). E Pio XI, nell’Enciclica Lux veritatis, ha fatto sua l'asserzione di Cornelio a Lapide dicendo: «È Madre di Dio: dunque qualsiasi Privilegio concesso a qualche Santo (nel genere della grazia gratum faciens), Ella lo ha avuto più che tutti gli altri» (cfr. Tondini A. Le Encicliche..., p. 398).
Con tutte queste poetiche espressioni, Gesù ha voluto farci intendere che la Madonna è stata presa dai Creatore come modello nel creare tutte le altre cose.
b) Dio, nel creare tutte le cose, guardò a Maria come delle medesime.
In vista di Maria e per la gloria di Lei (dopo che in vista di Cristo e della gloria di Lui), Iddio creò tutte le cose dell'universo:
«Tutte le cose [— disse l'Angelo Azaria alla Veggente —] sono sta-te fatte per il Verbo [Gv 1,1-3; Col 1,15-20]. Ma anche tutte le opere più grandi sono state fatte dall'Amore Eterno in Maria e per Maria». (Libro di Azaria, 8 dic 1946)
Dio ha creato tutte le cose (i minerali, le innumerevoli famiglie delle piante e le innumerevoli famiglie degli animali) per l'uomo, «Re dell'universo» (cfr. L'Evangelo, 5.10), sintesi dell'universo. Ma l'uomo stesso è stato creato in vista di Cristo, Verbo Incarnato, e per la gloria di Lui. Siccome però il Verbo Incarnato è inconcepibile senza Colei per mezzo della quale si è incarnato (per mezzo cioè di Maria), ne segue che tutte le cose create, con a capo l'uomo, siano state create anche per Maria. Per questo Dio Padre Le dice:
«Vieni, mia Gioia, abbiti i mondi per trastullo sinché mi sarai luce danzante nel Pensiero, i mondi per tuo riso, abbiti i serti di stelle e le collane d'astri, mettiti la luna sotto i piedi gentili, fàsciati nella sciarpa stellare di Galatea. Sono per te le stelle ed i pianeti. Vieni e godi vedendo i fiori, che saranno giuoco al tuo Bambino e guanciale al Figlio del tuo seno. [...] Siimi presso mentre faccio le coppe dei mari e dei fiumi e alzo le montagne e le dipingo di neve e di selve, mentre semino le biade gli alberi e le viti, e faccio l'ulivo per te, mia Pacifica, e la vite per te, mio Tralcio che porterai il Grappolo eucaristico». (L'Evangelo, 5.12)
c) Dio, nel creare tutte le cose, guardò a Maria come a prima fra di esse, come a «Capolavoro della creazione universale».
Perciò Maria è la più alta espressione creata della increata potenza, sapienza e bontà di Dio. Ella, da sola, è così grande e perfetta, da costituire, da sola, la ragione sufficiente per la creazione dell'universo. Dice infatti Gesù alla Veggente:
«Se anche tutta l'opera del Padre per creare dal nulla la Terra non avesse servito che per accogliere Maria, l'opera creativa avrebbe avuto la sua ragione d'essere, perché la perfezione di questa Creatura è tale che essa è testimonianza non solo della sapienza e della potenza, ma [anche] dell'amore con cui Dio ha creato il mondo. [...]... la Vergine in cui si compendia la Perfezione creativa del Padre,... fiore della Creazione più bello di tutti i fiori dell'Universo, astro vivo davanti al quale sembrano spenti i soli creati 19». (I quaderni del 1943, 6 set)
19 Così anche ha cantato il divino Poeta: «... In te s'aduna / quantunque in creatura è di bontade» (Par. XXXIII, 16-17).
Presente nella prova sia degli angeli che degli uomini
Ma oltreché nella creazione di tutte le cose, Maria Ss. fu presente nella prova (oltreché nella creazione) sia degli Angeli (puri spiriti) sia degli uomini (composti di materia e di spirito).
a) Dio prima creò un esercito sterminato di Angeli, e poi creò i primi due esseri umani: Adamo ed Eva. Maria doveva essere la loro
«Regina e Maestra! negli uomini. Ma anche degli Angeli». (Libro di Azaria, 8 clic 1946)
b) Dopo averli creati (Angeli e uomini) per essere sudditi della Regina dell'universo, Dio li adornò di grazia, li elevò all'onore di figli suoi, partecipi della sua natura divina, e li pose in un Paradiso di delizie: l'Angelo nel paradiso celeste («in Cielo», Azaria, ibid.) e gli uomini (i primi due) nel Paradiso terrestre, perché vivessero nella carità, nell’amicizia divina e dopo aver superato la prova, dopo aver dato a Dio «l'amore ch'Egli esige e merita (ibid.), potessero essere ammessi al premio della gloria celeste, alla pienissima, perfettissima felicità. La «prova» degli Angeli consistette nel fatto che Dio propose loro di adorare «la Parola Divina» (la seconda Persona della Ss. Trinità), ossia di accettare, adorando, la rivelazione del «Pensiero Eterno», che avrebbe poi dovuto incarnarsi, farsi uomo (ibid.) 20.
20 La sentenza secondo la quale agli Angeli, fin dalla loro creazione, fu da Dio rivelato il mistero dell'Incarnazione del Verbo e fu loro imposto di adorarlo, può addurre, a suo favore, vari indizi biblici. Lc 2,8-15; Gv 8,44; 1Gv 3,8; Eb 1,6; Ga 4,4; 1Tm 3,16 e, in modo particolare, l'Apocalisse, capo XII, versetti 3-4: un secondo segno fu visto in Cielo: di fronte alla «Donna» che sta per partorire, si presenta un Dragone rosso-fuoco, avente sette teste e dieci corna, e sulle sue teste sette diademi (v. 3); la sua coda si tirò dietro la terza parte delle stelle del cielo (ossia, degli Angeli) e le gettò sulla terra (v. 4).
Quel «Dragone» con i suoi ribelli fa pensare che il mistero dell'Incarnazione del Verbo sia stato rivelato agli Angeli fin dall'inizio della loro creazione. Gli Angeli si divisero tosto in due schiere: alcuni (una terza parte), con a capo Lucifero (il «Dragone») si rifiutarono di adorarlo, e furono precipitati nell'inferno; altri, invece, con la capo Michele Arcangelo, lo adorarono, e furono ammessi alla visione beatifica. Tale è l'opinione di non pochi teologi ed esegeti, i quali si basano sul capo XII dell'Apocalisse (cfr. Risi F.M F.M., Sul motivo primario dell'Incarnazione del Verbo, vol. IV, Roma 1898, p. 128-148).
La sentenza della rivelazione dell'Incarnazione del Verbo agli Angeli è stata strenuamente difesa dal «Dottore Esimio» Francesco Suàrez (nel Trattato De Angelis, Opera, t. II, 1740, Lib. VII, cap. XIII: «Utrum peccatum Luciferi fuerit circa excellentiam unionis hypostaticae, illam suae naturae inordinate appetendo», nn. 13-21, p.508-510). Perché, — si chiesero gli Angeli ribelli — perché la Persona divina del Verbo assume la natura umana e non già la natura angelica che è incomparabilmente più nobile?... E si ribellarono, rifiutando di adorare il futuro Verbo Incarnato.
La prova dei due primi esseri umani consistette nell'accettare, osservandola, la parola divina, astenendosi dal mangiare il frutto dell'albero proibito.
c) Un certo numero di Angeli, e i primi due esseri umani (i nostri progenitori) non superarono la prova, non si piegarono alla parola di Dio e perdettero così la grazia di Lui.
Una schiera di Angeli, con a capo Lucifero, spinti da superbia, non accolse, adorandola, «la Parola divina», e così si sconvolse il «Paradiso celeste» (quello degli Angeli) dal quale furono da Dio tosto scacciati e precipitati nell'inferno.
«Quando il peccato di Lucifero [— così racconta l'Angelo Azaria alla Veggente —] sconvolse l'ordine del Paradiso e travolse nel disordine gli spiriti meno fedeli, un grande orrore ci percosse tutti, quasi che qualcosa si fosse lacerato, si fosse distrutto, e senza speranza di vederlo risorgere più. In realtà ciò era. Si era distrutta quella completa carità che prima era sola esistente lassù, ed era crollata in una voragine dalla quale uscivano fetori d'Inferno. Si era distrutta l'assoluta carità degli angeli, ed era sorto l'Odio. Sbigottiti, come lo si può essere in Cielo [cioè, nel Paradiso celeste], noi [l'Angelo Azaria e compagni], i fedeli al Signore, piangemmo per il dolore di Dio e per il corruccio suo [espressioni antropomorfiche, che si trovano anche nella Bibbia, per es. Gn 6, 5-8]. Piangemmo sulla manomessa pace del Paradiso [celeste], sull'ordine violato, sulla fragilità degli spiriti. Non ci sentimmo più sicuri di essere impeccabili, perché [= benché] fatti di puro spirito. Lucifero e i suoi uguali ci avevano provato [col loro esempio] che anche l'angelo può peccare e divenire demonio. Sentimmo che la superbia poteva, era latente, e poteva svilupparsi in noi. Tememmo che nessuno, fuorché Dio, potesse resistere ad essa se Lucifero aveva ad essa ceduto. Tremammo per queste forze oscure che non pensavamo potessero invaderci, che potrei dire: ignoravamo che esistessero, e che brutalmente ci si disvelavano. Abbattuti, ci chiedevamo, con palpiti di luce: “Ma dunque l'esser così puri non serve? Chi mai allora darà a Dio l'amore che Egli esige e merita, se anche noi siamo soggetti a peccare?”. Ecco allora che, alzando il nostro contemplare dall'abisso e dalla desolazione alla Divinità, e fissando il suo Splendore, con un timore sino allora ignorato, contemplammo la seconda Rivelazione del Pensiero Eterno [Maria, che adorò e servì l'Incarnazione della Parola Divina].
E se per la conoscenza della prima [l’Incarnazione della “Parola Divina”] venne il Disordine creato dai superbi che non vollero adorare la Parola Divina, per la conoscenza della seconda [Maria, che adora e serve l'Incarnazione della “Parola Divina”] tornò in noi la pace che si era turbata. Vedemmo Maria nel Pensiero eterno. Vederla e possedere quella sapienza che è conforto, sicurezza e pace, fu una sola cosa. Salutammo la futura nostra Regina con il canto della nostra Luce, e la contemplammo nelle sue perfezioni gratuite [i suoi singolari privilegi] e volontarie [meriti singolari ecc.]. Oh! bellezza di quell'attimo [si trattò infatti di un "attimo" fulmineo] in cui a conforto dei suoi angeli l'Eterno presentò ad essi la gemma del suo Amore e della sua Potenza! E la vedemmo umile tanto da riparare da sé sola ogni superbia di creatura [sia angelica che umana]. Ci fu maestra da allora nel non fare dei doni uno strumento di rovina. Non la sua corporea effige, ma la sua spiritualità ci parlò senza parola, e da ogni pensiero di superbia fummo preservati per aver contemplata per un attimo, nel Pensiero di Dio, l'Umilissima [fu quindi, anche per gli Angeli, strumento di salvezza, perché furono da Essa preservati da ogni peccato di superbia e confermati nella carità]. Per secoli e secoli operammo nella soavità di quella fulgida rivelazione. Per secoli e secoli, per l'eternità, gioimmo e gioiamo e gioiremo del possedere Colei che avevamo spiritualmente contemplata. La Gioia di Dio è la nostra gioia e noi ci teniamo nella sua Luce per essere di essa compenetrati e per dare gioia e gloria a Colui che ci ha creati». (Libro di Azaria, 8 dic 1946)
Come gli Angeli ribelli, così anche i primi due esseri umani (i progenitori), non superarono la prova, e spinti dalla superbia suscitata in loro da Satana (voler essere simili a Dio), non si piegarono al comando di Dio, gli disobbedirono, e così perdettero la grazia e i doni gratuiti preternaturali (integrità, immortalità) e furono estromessi dal Paradiso terrestre. Come agli Angeli buoni nel Paradiso celeste, dopo la prevaricazione dei loro compagni) Dio rivelò Maria quale loro salvezza (nell'adorare e servire l’Incarnazione della Parola Divina); così anche ai nostri progenitori, subito dopo la loro Prevaricazione, nel Paradiso terrestre, venne rivelata Maria come principio della loro salvezza con Cristo e per mezzo di Cristo.
Si può anche aggiungere che, come nel creare gli Angeli Dio ebbe presente la loro futura Regina, così nel formare Adamo ebbe presente Cristo (che sarebbe stato il nuovo Adamo), e nel formare Eva dalla costa di Adamo ebbe presente Maria (che sarebbe stata la nuova Eva, in forza della grazia ricevuta da Cristo). Il parallelismo antitetico Adamo-Eva, illustratissimo negli scritti valtortiani, l'esige.
Tutto ciò si verificò all'inizio del tempo, quando ebbero inizio tutte le cose. Fin da quel momento solenne della storia, Maria ci appare Regina: la Regina di tutta la creazione.