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Pubblicate l'opera della Valtorta così com'è. Chi legge capirà (Pio XII)

Aggiornamento: 6 apr

La camera di Maria Valtorta (© Fondazione Valtorta)
La camera di Maria Valtorta (© Fondazione Valtorta)

Lo scarno ed inesaustivo Comunicato del Dicastero per la Dottrina della Fede del 22 Febbraio 2025 dal titolo Circa gli scritti di Maria Valtorta, parlando di “semplici forme letterarie di cui si è servita l’Autrice per narrare, a modo suo, la vita di Gesù Cristo”, accostandola poi a quei testi che “nella sua lunga tradizione la Chiesa non accetta come normativi”, ossia “i Vangeli apocrifi”, ha riaperto il vaso di Pandora della “pubblica opinione” con un’escalation di dichiarazioni d'indipendenza dalla mistica (la Valtorta, e più in generale, fors'anche, dall'intera branca teologica) da parte di religiosi e sacerdoti diocesani, giovani e meno giovani, con il seguito di semplici fedeli e cooperatori vari che, forse ansiosi di non apparire sempliciotti oscurantisti medievali (siamo nel 2025, o nell'anno 60°, circa, dal Concilio Vaticano II), e del tutto dimentichi dei vari Padri Agostino Gemelli e delle persecuzioni di grandi anime mistiche quali ad esempio Padre Pio e don Dolindo Ruotolo, si affrettano a dichiarare con certo compiacimento il proprio scetticismo, o plus-realismo rispetto al Re che dir si voglia.

Il Comunicato ricalca, a ben vedere, le parole dell’allora Segretario Generale della CEI, Dionigi Tettamanzi, in una lettera del 6 maggio 1992 all'editore dell'opera valtortiana: «Proprio per il vero bene dei lettori e nello spirito di un autentico servizio alla fede della Chiesa, sono a chiederLe che, in un’eventuale ristampa dei volumi, si dica con chiarezza fin dalle prime pagine che le ‘visioni’ e i ‘dettati’ in essi riferiti non possono essere ritenuti di origine soprannaturale, ma devono essere considerati semplicemente forme letterarie di cui si è servita l’Autrice per narrare, a modo suo, la vita di Gesù»; parole a loro volta in linea con la condanna espressa nel 1985 dall’allora Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (CDF) Cardinal Ratzinger, in una lettera al Cardinal Siri di Genova: la messa all’Indice dell’Opera valtortiana conservava intatta dopo vent'anni «tutto il suo valore morale». Dunque, confermava il futuro Papa Benedetto XVI, «non si ritiene opportuna la diffusione e raccomandazione di un’Opera la cui condanna non fu presa alla leggera ma dopo ponderate motivazioni al fine di neutralizzare i danni che tale pubblicazione può arrecare ai fedeli più sprovveduti».

Proprio al cardinale Siri una trentina d'anni prima, nel 1956, era stato chiesto di scrivere una prefazione al testo della Valtorta, testo da cui affermava d'aver ricevuto «un’impressione eccellente», così da poter dare una sorta di imprimatur. Ma il cardinale aveva dovuto desistere non appena l’Opera era stata avocata a sé dalla Suprema Congregazione del Sant’Uffizio, che con decreto del 16 dicembre 1959 non concedeva l’imprimatur e anzi la inseriva nell’Indice dei Libri proibiti. Un articolo, non firmato, del 5 gennaio 1960 sull’Osservatore Romano spiegava, si fa per dire, il perché: «Una vita di Gesù malamente romanzata […] una lunga e prolissa vita di Gesù […] Alcune pagine, poi, sono piuttosto scabrose. […] potrebbe facilmente pervenire nelle mani delle religiose e delle alunne dei loro collegi […] gli specialisti di studi biblici vi troveranno certamente molti svarioni storici, geografici e simili […] avrebbe meritato una condanna anche se si fosse trattato soltanto di un romanzo, se non altro per motivi di irriverenza». Nel 1966 l'Indice sarebbe stato poi formalmente abolito, anche se «Mons. Pasquale Macchi, segretario particolare di Papa Paolo VI, aveva confermato già nel 1963, nel corso di un lungo incontro col Padre Berti, che l'opera di Maria Valtorta non era, in effetti, all'Indice (che già era stato abolito) ed aveva menzionato che il Papa, allora arcivescovo di Milano, aveva letto uno dei quattro volumi dell'opera di Maria Valtorta ed aveva donato l'opera completa al seminario Maggiore».

Anni prima Papa Pio XII aveva ricevuto il manoscritto della Valtorta dalle mani del suo confessore, il futuro Cardinale Padre Agostino Bea e il suo giudizio era favorevole. Con l'unica riserva di cassare la presentazione, in cui si parlava di fenomeno soprannaturale, consigliò di pubblicare l'opera senza togliere nulla, nemmeno dove la Valtorta dichiarava di riportare "visioni" e "dettati". Per il Papa evidentemente, le antenne del sensus fidei dei battezzati avrebbero fatto il resto: “Pubblicate l'opera così com'è. Non vi è motivo di esprimere un'opinione quanto alla sua origine, che sia straordinaria o no. Chi legge capirà”, disinnescando così, con un'accogliente prudenza, sia il fanatismo da esaltati che il pregiudizio scettico e aprioristico così tanto in voga ancora oggi.

Padre Pio da Pietrelcina, un anno prima della sua morte nel 1967, a una penitente di nome Elisa Lucchi che gli chiedeva il permesso di leggere L'Evangelo come mi è stato rivelato, rispondeva: “Non solo vi permetto di leggerlo, ma ve lo raccomando”.

Uno dei più insigni ed eruditi mariologi del Novecento, padre Gabriele M. Roschini (OSM), all’inizio della sua opera mariologica, La Madonna negli scritti di Maria Valtorta (1973), confessava di non aver mai trovato rappresentata prima – in decenni di ricerche e studi – una così vivida e compiuta immagine della SS. Vergine, e di esserci arrivato solo dopo aver vinto delle importanti resistenze interiori: «Anch'io, infatti, sono stato, un tempo, tra coloro che, senza un'adeguata conoscenza dei suoi scritti, hanno avuto un sorrisolino di diffidenza nei riguardi dei medesimi. Ma dopo averli letti e ponderati, ho dovuto come tanti altri lealmente riconoscere di essere stato troppo corrivo; e ho dovuto concludere: Chi vuol conoscere la Madonna (una Madonna in perfetta sintonia col Magistero ecclesiastico, particolarmente col Concilio Vaticano II, con la S. Scrittura e la Tradizione ecclesiastica) legga la Mariologia della Valtorta! […] giacché la Vergine Maria nell'opera di Maria Valtorta è più importante dei miei libri… la mariologia che scaturisce dagli scritti pubblicati e inediti di Maria Valtorta è stata per me una vera scoperta. Nessun altro scritto mariano, nemmeno la somma di tutti quelli che ho letto e studiato, era stato in grado di darmi su Maria, capolavoro di Dio, un'idea così chiara, così viva, così completa, così luminosa e anche affascinante, e nello stesso tempo semplice e sublime, come gli scritti di Maria Valtorta». Maria Valtorta è dunque da annoverare tra «i diciotto principali mistici (mariani) dei tempi antichi e moderni […] A chi poi volesse vedere, in questa mia asserzione, uno dei soliti iperbolici slogan pubblicitari, non ho da dare che una sola risposta: Legga, e poi giudichi!».


Da tempo nel mondo cattolico esiste un sospetto per il misticismo che non di rado, e più volentieri all’interno del clero medesimo, tende a cedere a un anti-misticismo dalle tinte isteriche. Proprio coloro i quali, si ritiene, dovrebbero avere innata una sana curiositas per i fatti evangelici “così come accaddero” e dovrebbero letteralmente ardere dal desiderio di conoscenza per quello che è malamente definito il “Gesù storico” ― non c’è una condivisa e viscerale passione, ad esempio, per quelle opere cinematografiche che cercano di restituirci vis a vis il Signore e il suo transito terreno, cito su tutti per accuratezza e “adesione” The Passion di Mel Gibson, dopo la cui visione un sacerdote mi confidò di aver pianto per tre giorni? ―, ebbene costoro sono i primi a incupirsi e a mettersi insensatamente di traverso al solo udire le parole “mistica” e “rivelazioni private”: «Dopo l'ultima uscita del Card. Fernandez e le obiezioni assurde di tanti che della Valtorta non hanno letto una riga e non conoscono gli studi di insigni teologi in materia», scrive sui social il teologo don Alfredo Maria Morselli, «questa grande donna mi sta diventando sempre più simpatica e sto pensando che ci sono molte probabilità che sia una vera mistica. Una opposizione che puzza di saccenteria sulfurea: in apologetica si dice probatio ex adversariis. Se viene negata la soprannaturalità di un fatto, mi devi spiegare anche il perché: altrimenti ti limiti al non constat, senza dire consta non esse». Il parallelismo Valtorta-Vangeli apocrifi, per altro, si rivela una toppa peggiore del buco, ossia, continua Morselli, «contro la logica; infatti bisognerebbe provare che la Valtorta dipende da detti Vangeli, e che tutte le affermazioni contenuti negli apocrifi sono false; infatti potrebbero esserci dei testi non ispirati che narrano cose vere; e la Valtorta potrebbe aver visto queste cose realmente accadute. L'autorità della Chiesa non può e non deve intervenire a mo' del Marchese del Grillo (Io sono io e voi non siete un cavolo), ma deve spiegare ai figli quali sono gli eventuali errori. Per uno studio della questione, consiglio l'introduzione del libro del P. Gabriele Maria Roschini, La Madonna negli scritti di Maria Valtorta». E come padre Roschini, al detrattore, non abbiamo da dare che la sua stessa risposta: Legga, e poi giudichi!.


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