L'esperimento Franciscus
- Roberto Bigini
- 28 apr
- Tempo di lettura: 9 min
Aggiornamento: 3 mag

Dopo lo sorpresa iniziale, la pur prevedibile notizia della morte di Papa Francesco mi ha lasciato con il caratteristico filo di sgomento e d'inquietudine che mi assale ad ogni notizia di morte improvvisa (anche di perfetti sconosciuti), un sentimento di horror vacui, più che per la morte in sé – impensabile come il venir meno e l'interrompersi di qualsiasi cosa – per il destino successivo ed eterno di quella povera anima, ossia per il suo giudizio: non riesco cioè a non avvertire (talvolta essendone addirittura sopraffatto) il vacuum, ossia l'indistinzione drammatica (forse tragica, forse di esito consolatorio) di quel che qui e ora non si può sapere in anticipo: si sarà salvato?, si sarà dannato? Pensarci non serve. Pregare sì. Sperando nell'esito migliore 1.
Ricordata dunque l'importanza del perseverare nella preghiera per Papa Francesco, è lecito mettere oggi in prospettiva, innanzitutto, il singolare contesto "geo-politico" che ha portato al conclave che lo ha eletto, e in seconda battuta alcune tra le tante cose sorprendenti, per un cattolico dei veri e propri inciampi, che lui stesso ci ha voluto prospettare fin dall'inizio in un esperimento su larga scala con il pontificato e con la fede cattolica, un esperimento pericolosissimo, più in generale, con la Verità.
Primo. È storiografia che la sua elezione fu preparata da oltre oceano, dall'area "dem" progressista USA, come l'ennesima e più importante declinazione delle cosiddette "primavere" – stavolta contro lo stato del Vaticano. Scrive Maurizio Blondet: «John Podesta, capo della campagna di Hillary Clinton, in una mail spifferata da Wikileaks lo dice: stiamo organizzandoci “per aprire una primavera cattolica” sul modello delle “primavere arabe” che tanto successo hanno avuto nel destabilizzare gli stati musulmani. Podesta, formalmente, è un cattolico. Nelle mail (che risalgono al 2011) dice: “ci vuole una primavera cattolica, in cui i cattolici stessi esigano la fine di una dittatura medievale e l’inizio di un po’ di democrazia e di rispetto per l’uguaglianza dei generi (gender equality) nella Chiesa cattolica. Sulla contraccezione (…) i vescovi continueranno a contrastarla”, perciò occorre battere i vescovi “conservatori” (...) Abbiamo creato Catholics in Alliance for the Common Good (CACG, Cattolici alleati per il bene comune) per organizzare un momento come quello [delle primavere arabe]. Come tante ‘primavere’ penso dovrà essere dal basso verso l’alto”. Le mail di Podesta sono datate 2011. Nel 2013 il Conclave elegge l’argentino Bergoglio. Subito salutato dalla massoneria italiana: “Nella Chiesa nulla sarà più come prima”. Il primo Papa ricevuto al Congresso degli Stati Uniti (dove tradizionalmente ci si squalifica se ci si mostra ‘papisti’) ricevendone una standing ovation». Massoneria che, non è sfuggito a nessuno, ne ha salutato entusiasta anche la dipartita. Trovata poi una sponda nel card. Martini e nella cosiddetta "mafia di S. Gallo", la macchinazione "dem" riuscì a far rinunciare al Soglio Papa Benedetto XVI con un vero e proprio attacco finanziario internazionale.
Ma è altrettanto certo, per converso, nonostante i comprensibili dubbi iniziali suggeriti da un'apparente "diarchia", che la doppia macchinazione produsse due atti compiuti in piena libertà: la rinuncia di Papa Ratzinger da un parte e l'accettazione della carica da parte di Papa Francesco, e dunque la validità della sua elezione dall'altra.
Secondo. La prima nota stonata, in un discorso tenuto alla Caritas Internationalis il 15 maggio 2013, fu la negazione di un miracolo evangelico. Il discorso nella sua interezza non è mai stato disponibile né sul sito della Santa Sede né su quello della Caritas Internationalis. Le citazioni sono prese dal resoconto virgolettato di Radio Vaticana. Commentando il miracolo della “moltiplicazione dei pani e dei pesci” Papa Francesco ebbe a dire che no, i pani e i pesci «non si moltiplicarono. No, non è la verità: semplicemente non finirono, come non finì la farina e l’olio della vedova. Non finirono». Ci chiediamo tuttavia in che senso, se non si tratta della sospensione delle leggi naturali dovuta a un intervento diretto di Dio, ossia di un miracolo, 5 pani e due pesci poterono “non finire” a fronte di una folla di cinquemila uomini... Anche volendo scomodare i paradossi di Zenone circa l'infinita divisibilità dello spazio (qui della materia), dovremmo ricorrere alla soluzione aristotelica che distingue tra piano reale e piano del pensiero: a meno di non ricadere nuovamente in una dimensione metafisica il “non finire” dei pani e pesci stabilito da Francesco non è possibile se non sul piano del pensiero. Non in quello reale. Ma la negazione del miracolo si spinge addirittura oltre, ossia al declassamento e abbassamento della sua natura di “deroga (o eccezione) alle leggi naturali dovuta a un intervento immediato di Dio” al piano superstizioso della mera “magia”: «Quando uno dice “moltiplicare” può confondersi e credere che faccia una magia… No, semplicemente è la grandezza di Dio e dell’amore che ha messo nel nostro cuore, che – se vogliamo – quello che possediamo non termina». Allo sgomento si aggiunge il mistero. Tuttavia resta chiara la provenienza di tanta allergia ai miracoli. Come già notato da Vittorio Messori essa “fa parte della protestantizzazione del cattolicesimo”, dato che “per il protestantesimo ufficiale il miracolo non è possibile”. Famosa l'affermazione del teologo evangelico Rudolf Bultmann, pioniere della “de-mitologizzazione ” dei contenuti della fede: “Non ci si può servire della luce elettrica e della radio, o far ricorso in caso di malattia ai moderni ritrovati medici e clinici, e nello stesso tempo credere nei miracoli proposti dal Nuovo Testamento”. L'epoca della tecnica cioè, avendo tutto illuminato con la sua luce artificiale e non avendo trovato e “verificato” alcunché di spirituale si è illusa di poter declassare a superstizioni e oscurantismi arcaici – a pura mitologia – tanto i miracoli quanto anche, ad esempio, l'esistenza del diavolo ridotto a pura credenza, la cosiddetta Teufelsglaube del “cattolico” Herbert Haag. Ma se sono negate la potenza di Cristo e l'esistenza stessa dell'anti-Cristo, non è negata con ciò anche la divinità di Cristo figlio di Dio, uno con il Padre e con lo Spirito Santo? Non è negato con ciò il Trascendente, per così dire "ruotato" e fissato nell'orizzontalità dell'immanente? Quanto alla moltiplicazione dei pani, ci è forse suggerito un pauperismo senza Mediatore, cioè puramente materialistico? Franciscus ci sta dicendo: fate con quel che c'è, che è già presente? Ossia decrescete materialmente, amando il prossimo più di voi stessi? Primo inciampo.
Terzo. Questa «mutazione sostanziale della coscienza ecclesiale», per citare il Romano Amerio di Iota unum, in cui il terreno, l'esistenziale e il soggettivo sembrano comandare al sovraterreno e all'Immutabile appare chiara in
Amoris Laetitia. Se il miracolo è fatto passare per magia, con la stessa astuzia gesuitica, il Dogma e i comandamenti evangelici vengono gabellati per "ideali" (in se stessi irraggiungibili come l'idea platonica o il noumeno kantiano) a cui l'uomo non può certo commisurarsi, così che, caso per caso, con opportuno "discernimento", è anche possibile che l'intrinsece malum (quegli atti sempre cattivi indipendentemente dalle circostanze, materia de sexto ecc) sia scusabile e chi vive in stato di peccato mortale possa ricevere "sotto il suo tetto" la Santa Comunione. Il rovesciamento del piano dell'Essere in quello dell'esistenza è compiuto, «la sequenza essere/verità/bene -> bene pensare e bene operare, è sostituita da esistenza -> fede/pensiero/morale distaccati dall'essere (kantianamente irraggiungibile) e quindi trasportati dal divenire, sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina. Il valore del magistero è dunque per i modernisti pressoché nullo, in quanto, avendo ogni formula di fede senso solo in funzione di una mutevole esistenza, non si vede perché non debba dipendere in toto da essa». Di qui la necessità, e la retorica, della sinodalità e del camminare insieme, perché il Centro è stato espulso, o se si preferisce abbassato e umiliato a un'umanità troppo umana, cioè non-redenta, o se si preferisce a una "divinità" finita e dunque impotente. Per questo Franciscus si auto-percepisce unicamente come Vescovo di Roma e non più come Papa e cioè vicario di Cristo, ecco pertanto sparita anche la PP di Pastor Pastorum (Pastore dei pastori) dalla tomba del pontefice.
E in questo modo si spiegano anche le varie intemerate, altrimenti incomprensibili del: “Dio non è cattolico” (1 ottobre 2013); “Io non voglio convertire nessuno. Il proselitismo è una grande sciocchezza”(1 ottobre 2013); “Tutte le religioni sono un cammino per arrivare a Dio. Sono come diverse lingue, diversi idiomi, per arrivare lì. Ma Dio è Dio per tutti” (13 settembre 2024); «Chi sono io per giudicare?» (29 luglio 2013) fino al Documento sulla Fratellanza Umana firmato con il Grande Imam della Moschea di Al-Azhar, il 4 Febbraio 2019, «una nuova tappa sulla via del falso ecumenismo».
Quarto e ultimo punto. È impossibile ipotizzare il movimento, e conseguentemente la discordia (praticamente una bestemmia) all'interno della Santissima Trinità: “Anche dentro la santissima Trinità stanno tutti litigando a porte chiuse, mentre fuori l’immagine è di unità” (17 marzo 2017). Diventa "possibile" solo immanentizzandola (vedi sopra) ma questo apre al problema di una parodia, e dunque a un'ipotetica anti-Trinità, il vecchio «processo» del farsi mondo dello Spirito Assoluto hegeliano (la mondanizzazione di una malintesa spiritualità cristiana) e non invece - come dovrebbe essere - di cristianizzazione del mondo, del farsi a immagine di Cristo del mondo. Infatti «la persona trinitaria non ha una volontà propria distinta da quella delle altre due, perché la volontà divina nella Santissima Trinità è solo quella della natura divina, che è una sola. Quindi, quando per esempio Gesù dice che il Padre ama il Figlio non intende dire che il Padre come Padre abbia una volontà per conto proprio distinta da quella del Figlio, giacchè, dato che Padre e Figlio sono un solo Dio, la volontà dell’uno e dell’altro è sempre la stessa volontà del Dio uno». Le tre persone non possono litigare perché una e una sola è la sostanza e Padre, Figlio e Spirito Santo sono da intendere come le sue relazioni (paternità, figliolanza, amore) e processioni, cosiddette, interne.
Tutti questi inciampi non sono che la diretta conseguenza dell'auto-percezione di Papa Francesco come Papa senza insegne, di Papa senza "papato", più solo Vescovo di Roma perché non più Vicario di Cristo (Dio non è cattolico). E a un Vicario senza Cristo (spogliato della sua natura divina) non può che corrispondere una Chiesa senza Trascendenza e una Fede senza Mediatore celeste, veramente troppo umana, oltre che inutile. Don Marco Begato si è chiesto se «il Papa abbia appiattito l’insegnamento cattolico al livello della visione massonica», rispondendosi che «Non poteva farlo [perché] il Papa è custode e non proprietario del depositum fidei». A me pare invece che abbia provato e abbia voluto intenzionalmente e profondamente farlo ma non lo ha potuto, almeno fino in fondo, perché la barca – semplicemente – non era la sua.
Nietzsche una volta scrisse, nei suoi appunti preparatori per Così parlò Zarathustra: «Noi facciamo un esperimento con la verità! Forse sarà la rovina dell’umanità! Orsù» (1884, 25-305). Lo stesso si può dire di Franciscus. Almeno a giudicare dai risultati, il suo esperimento si è rivelato una rovina per la cattolicità. Ma questo tempo ora è finito, e pregando che il Signore ci confermi vento a favore, la sua barca, tra meno di dieci giorni, toglierà di nuovo finalmente gli ormeggi.
1. Apro parentesi. In contrario. A queste parole il riflesso condizionato del modernista (giudizio = condanna = dio violento e crudele ≠ Dio che è Amore) lo fa saltare sulla sedia: "ma questa è la pastorale della Paura", Dio in realtà "non condanna nessuno. Prima del Concilio", omeliava solo pochi mesi fa in cattedrale un anziano reverendo, "in Seminario ci avevano inculcato l'idea di un Dio spaventoso, che suscita terrore". Risposta: in realtà si è sempre parlato del santo timor di Dio, osservando il quale evitiamo di dispiacergli, e cioè di peccare, ed è ineliminabile quanto il peccato sempre possibile, fin tanto, almeno, che restiamo in questo mondo. Il modernista invece, immaginando che il cattolico "indietrista" adori quel Dio "cattivo che incute terrore" capace solo di imporre limiti, ordini e comandi (il Decalogo) s'illude, rovesciando questa figura inesistente nel suo doppio "buono" e altrettanto inesistente, di poter già desumere la visione anticipata e la certezza indubitabile (con Cartesio e Lutero) della salvezza della propria anima (si sa che l'uomo è "fragile" e col peccato non c'è gara, e si sa, per l'altro verso, che Dio è Amore e non può condannare nessuno). Eliminando il timor Dei e precipitando nel peccato.
Quand'ecco, per un beffardo contrappasso, che questo spirito protestante-modernista riceve finalmente in morte – ed esattamente nel giudizio particolare – ciò che s'illudeva soltanto di possedere in vita: questo sguardo d'insieme sull'uomo, sul mondo e su Dio che hanno solo gli angeli (di qui, secondo Maritain, il peccato di "angelismo" proprio di Cartesio e Lutero) e che l'anima disincarnata può solo ora, finalmente, vedere in un unico istante prima di dirigersi al luogo che ha meritato (purificazione, beatitudine o dannazione). Il giudizio infatti, prima ancora che condanna o assoluzione, è rivelazione immediata, simultanea e concentrata di tutte le cose senza quel velo che in vita non si riusciva mai del tutto (o per niente) a sollevare ("Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa", dice San Paolo, "ma allora vedremo a faccia a faccia", 1Cor 13,12). Impossibile in vita, la visione perfetta di tutte le cose (visibili e invisibili) è ora squadernata, in un istante infinito, davanti agli occhi della nostra anima. Lo scarto davanti a questa visione, è il "giudizio particolare". Quasi che il Giudizio di Dio, prim'ancora che l'atto troppo "antropomorfico" e "giuridico" che siamo soliti immaginare, consistesse nella rivelazione della nostra vita dentro a una luce infinita, e dunque indiscutibile. Chiusa parentesi.