L’incoerenza di Florenskij, che indica l’ignoranza come condizione di accesso alla verità
- Silvio Brachetta
- 28 dic 2023
- Tempo di lettura: 3 min
Se Gesù – spiega Sant’Agostino che dà un’esegesi opposta a quella di Florenskij – dice di avere «nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti» non dice affatto di averle fatte conoscere «agli stolti e agli stupidi»...

Lettura e commento integrale della sua opera maggiore: La colonna e il fondamento della Verità1. Lettera prima
Articoli precedenti: qui.
«Lettera Prima: Due mondi» – «ПИСЬМО ПЕРВОЕ: ДВА МИРА»
Ogni lettera di Florenskij è preceduta, nel libro, dal titolo e da un’immagine, con relativo motto latino, tradotto in russo. Il motto di questa prima lettera è «Sic semper – Всегда такова» (Così per sempre).
Lo stato d’animo del Florenskij che scrive è vicino alla tristezza, come di qualcuno vicino al freddo inverno: «[…] in me è autunno, un autunno perenne», anche perché «le persone vicine muoiono l’una dopo l’altra», così come «le foglie cadevano, una di seguito all’altra, librandosi nell’aria come farfalle agonizzanti e finivano a terra»2. È anche per questo che Florenskij ricerca l’«immutabilità, la vita e la pace» di Dio e della metafisica: attorno a lui «tutto volteggia, tutto scivola nell’abisso della morte»3.
Florenskij si appoggia, in particolare, a quella «colonna e fondamento della verità»4 citata da san Paolo. E Stolp è appunto la descrizione di cosa sia, secondo l’autore, questa colonna e fondamento. Ma san Paolo aveva già risposto, se solo riportiamo l’intero verso 15: «[…] voglio che tu sappia come comportarti nella casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente, colonna e fondamento della verità». La casa di Dio, che è la Chiesa del Dio vivente: questa è la colonna e il fondamento della verità secondo san Paolo.
Florenskij non si accontenta e usa il verso paolino come pretesto per cogliere nel profondo il mistero della verità, oltre l’ambito ecclesiale. Già in questa prima lettera si nota una prima stranezza – che è però un’incoerenza – nel senso che don Pavel esclude a priori che per mezzo della ragione, o anche della sapienza, l’uomo possa conoscere e giungere alla verità. L’incoerenza sta nello stesso Florenskij, matematico e scienziato, che non ha mai ripudiato le conoscenze dianoetiche.
Stolp, al contrario, è l’apoteosi della sola via spirituale alla conoscenza, che si fonda sulle parole del Cristo: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli»5. Florenskij rigetta quell’interpretazione del testo che indica i «piccoli» come i veri sapienti, al contrario degli intelligenti, che sono «pseudodotti» e «pseudosapienti». No, dice il sacerdote russo: Gesù Cristo intendeva proprio sbarazzarsi della sapienza umana e della razionalità, che «sono insufficienti» alla conoscenza6.
Qua però potrebbe sorgere l’equivoco di rigettare il sapere umano e naturale come inutili. È vero che la scienza umana è insufficiente all’episteme, inteso come grado sommo della conoscenza, ma la teologia occidentale non ha mai escluso dalla verità anche il sapere naturale.
Sant’Agostino, a questo proposito, dà un’esegesi opposta a quella di Florenskij7. Gesù – spiega Agostino – dice di avere «nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti», ma non dice affatto di averle fatte conoscere «agli stolti e agli stupidi». Qua è il punto della questione: i «piccoli» non sono gli stupidi, ma gli «umili», ritenuti degni di conoscere la via della salvezza, che è una via di sapienza e di verità. Al contrario, i «sapienti e gli intelligenti» sono i «superbi», indegni della sapienza e dell’intelligenza.
Tutta la tradizione d’Occidente (Chiesa cattolica) non rigetta la sapienza ma, anzi, «noi predichiamo Cristo crocifisso – scrive san Paolo –, scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani; ma per coloro che sono chiamati, […] predichiamo Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio». Non è scritto che la Croce rimane scandalo e stoltezza, quasi fosse contraria alla ragione. La Croce è dunque sapienza e verità, che è concessa ai piccoli, agli umili.
Come, allora, si può scrivere – come infatti Florenskij scrive – che l’«“infanzia” mentale, il difetto di quella ricchezza intellettuale che ostacola l’ingresso al Regno dei Cieli, può essere la chiave per raggiungere la sapienza dello spirito»? L’ingresso al Regno dei Cieli non è ostacolato dall’intelligenza, né dalla scienza, ma dalla superbia di chi si dice sapiente, come sostiene Agostino. Così pure l’«“infanzia” mentale» non è il «difetto di ricchezza intellettuale», ma l’umiltà dei piccoli, ignoranti o dotti che siano. Lo stesso Florenskij ammette l’esistenza di una «sapienza dello spirito».
NOTE
1 Pavel A. Florenskij, Столп и утверждение истины (Stolp i utverždenie istiny), Put’ Editrice, Mosca, 1914. In questa sede il testo di riferimento è: Pavel A. Florenskij, La colonna e il fondamento della Verità. Saggio di teodicea ortodossa in dodici lettere, Mimesis Edizioni, Roberto Revello (a cura), Emilia Sassi (trad.), Kira Mladič (trad.), 2012. Da qui abbrevio il titolo con Stolp.
2 Stolp, pp. 62-63.
3 Ivi, p. 63.
4 1Tim 3, 15: «columna et firmamentum veritatis».
5 Mt 11, 25.
6 Stolp, p. 64.
7 Agostino d’Ippona, Discorso 67, PL 38, 433-437.
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