Se non si guarda quel bambino nel Presepe invocando il perdono per le proprie colpe non si fa Natale
- don Alberto Secci
- 21 dic 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 30 dic 2021
Nell’anno decimoquinto dell’impero di Tiberio Cesare, essendo governatore della Giudea Ponzio Pilato, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della regione Traconítide, e Lisània tetrarca di Abilene, essendo sommi sacerdoti Anna e Càifa: la parola del Signore venne nel deserto su Giovanni, figlio di Zaccaria. E costui andò nelle terre intorno al Giordano, predicando il battesimo di penitenza in remissione dei peccati, come sta scritto nel libro del profeta Isaia: Voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore: appianate i suoi sentieri: saranno colmate tutte le valli, e i monti e i colli saranno abbassati: i sentieri tortuosi saranno rettificati e quelli scabrosi appianati: e ogni uomo vedrà la salvezza di Dio (Luca 3:1-6)

[...] sappiamo bene che il battesimo di Giovanni Battista non libera dai peccati, è il battesimo di Cristo che libera dal peccato, perché applica i frutti della sua passione e morte. Comunque, Giovanni Battista predica un battesimo di penitenza in vista della remissione dei peccati. Questo dà la chiave interpretativa di tutto. Perché viene il Messia? Perché Gesù Cristo si fa uomo? Per compiere la remissione dei peccati. Ma attenti, non è “un due tre liberi tutti...“. Il precursore predica un battesimo di penitenza... cioè: la questione del peccato è una questione seria. Il dramma di oggi è che si vuole fare un cristianesimo dove il peccato non è più una questione seria, questo è il male, il marcio. Se il peccato non è una questione seria, questo cambiamento di mentalità cambia anche la venuta di Gesù Cristo, cosa viene a fare il Signore? A “dirci che ci è vicino...“. Ma non era necessario fare tutto quello che ha fatto per dirci che ci era vicino. Il Signore fa tutto quello che fa fino alla fine, fino alla discesa agli inferi, perché è assolutamente necessario che noi siamo liberati dal peccato. Ecco perché il precursore non fa grandi annunci, ma predica un battesimo di penitenza. Avete in mente in Battista: Razza di vipere!, volete prendervi gioco del Signore. Non è un teatrino per dire “guarda com'eran severi nell'Antico Testamento, poi arriva Gesù e tutto finisce e c'è finalmente la bontà di Dio”. No. Questa predicazione del battesimo di penitenza ci dice esattamente cosa viene a fare Gesù Cristo nel suo Natale e qual è l'operazione che deve compiere in noi. Allora io mi domando, e domando a voi: chi domanda ancora esplicitamente, fuori dai denti, perdono per i propri peccati in modo serio? Noi siamo abituati che il peccato è la nostra condizione umana, che siamo dei miseri, queste cose le diciamo con molta poesia... ma il problema del peccato è un altro: che il peccato è una colpa tua. Noi nel Confiteor diciamo mea culpa, mia colpa, non è la “condizione umana”, della “condizione umana” noi non abbiamo colpa.
È questo che non c'è più. È questo che cambia tutta la preghiera cristiana, che la rende illanguidita e quasi impotente di fronte al male del mondo, è questo che cambia il Natale e lo fa diventare non più cristiano. Anche quando si fa il Presepe. Se non si guarda quel bambino nel Presepe invocando il perdono per le proprie colpe, non si fa Natale. Mutando la questione del peccato e facendola passare come miseria umana, come condizione umana, si fa nascere un nuovo cristianesimo e una nuova chiesa che nulla hanno a che fare con la Chiesa cattolica e con il cristianesimo di Gesù Cristo... si può tenere il Messia, si può tenere il Natale, si può tenere la Pasqua, ma se viene per modo di dire a perdonare i miei peccati "ma io non ho colpa”... mea culpa, mia colpa, mea maxima culpa, mia grandissima colpa... il senso del peccato... ecco perché prima che arrivi Gesù Cristo è necessario che sia predicato il battesimo di penitenza... se no non si capisce, sembra un teatrino di Giovanni Battista, che promette una cosa che non dà... eh no, prepara i cuori... alla penitenza... e questa resta la condizione di tutta la vita. Siccome è necessario che il Signore venga nell'avvento continuo della sua grazia per tutto il cammino del nostro pellegrinaggio terreno è necessario che noi abbiamo il senso della penitenza... domandando perdono per i nostri peccati, ma sul serio...
La preghiera cristiana, se non c'è il senso del peccato – proprio, non peccato in generale –, se non c'è questo cambia la preghiera.
Pensate al lavoro. Perché uno deve lavorare? In riparazione delle proprie colpe. E chi lo dice più questo? La fatica del lavoro il Signore l'ha data in vista della riparazione dei peccati, è conseguenza del peccato originale. L'offerta della sofferenza fisica o morale, l'offerta della fatica del lavoro, non han più senso se non c'è il senso del proprio peccato... cambia tutto, cambia il Natale, cambia il cristianesimo, sfigurata la Chiesa, sfigurata la nostra vita.
Allora teniamo caro Giovanni Battista e il suo battesimo di penitenza in vista della remissione dei peccati, e prepariamoci così con lui al Santo Natale.
Sia lodato Gesù Cristo.
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